I contagi aumentano, torna la paura e il Governo si prepara ad introdurre nuovamente delle misure restrittive. Mercoledì 7 ottobre scadrà l’ultimo DPCM promulgato dal Consiglio dei Ministri, ed è per questo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta lavorando assieme a tutta la squadra di governo per vararne uno nuovo, che consenta di arginare la diffusione della pandemia di coronavirus.
Ma quali sono i provvedimenti principali che caratterizzeranno il nuovo DPCM? Prima di tutto l’obbligo delle mascherine, che viene mantenuto anche all’aperto. Ma la vera peculiarità del nuovo decreto governativo è la restrizione sulla movida, ritenuta indispensabile per frenare il contagio.
Quasi certamente il DPCM prevederà infatti una chiusura dei locali al massimo entro le 23, anche se non è esclusa la possibilità della chiusura entro le 22. Una scelta che insieme alla chiusura delle discoteche e al rispetto del distanziamento sociale nei pub e nei ristoranti dovrebbe riuscire ad evitare pericolosi assembramenti.
Anche le feste private entrano nel mirino in questo nuovo decreto. Le presenze nelle varie feste e nelle cerimonie, oltre che negli eventi, dovranno essere contingentate: lo rileva il Comitato Tecnico Scientifico, che sottolinea come nel corso dell’autunno si dovrà procedere ad ulteriori restrizioni, specialmente se la curva dei contagi continuerà a salire.
“Tutte le scelte verranno fatte in totale trasparenza”
Infine, il governo stabilirà anche una proroga dello stato di emergenza, che durerà fino al 31 gennaio 2021. Oltre alla delibera in Consiglio dei Ministri, serve anche un decreto che dovrebbe essere realizzato durante un CdM ad hoc, previsto per martedì o mercoledì.
Il premier Giuseppe Conte ha tenuto a specificare che qualsiasi misura “sarà adottata in piena trasparenza e all’insegna dei principi di proporzionalità e adeguatezza”.
“È stato così nella fase acuta della pandemia e così continuerà a essere – afferma il premier – Tutelare la salute dei cittadini e quindi garantire condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e ovunque si svolga la vita sociale, significa preservare anche l’economia e il nostro tessuto produttivo”.