I decreti sicurezza di Matteo Salvini appartengono ormai al passato. Nella serata di ieri il governo Conte ha annunciato il nuovo decreto immigrazione, che va a sostituire il precedente impianto fortemente voluto dall’ex ministro dell’Interno e approvato nel corso dell’esperienza di governo che vedeva la maggioranza composta da Movimento 5 Stelle e Lega (sempre con Conte premier, ndr).
Il confronto è stato meno lungo del previsto, dato che è durato meno di un’ora. Evidentemente era stato già tutto deciso nelle settimane precedenti, dopo mesi e mesi di dibattito (e in alcuni momenti anche di scontro) tra le diverse anime che sostengono l’esecutivo. Come noto, PD, LeU e Italia Viva chiedevano un superamento totale dei decreti Salvini, mentre il M5S preferiva introdurre delle modifiche in base alle osservazioni sollevate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un lungo processo di mediazione, che ha portato al testo proposto dall’attuale responsabile del Viminale, Luciana Lamorgese, al Consiglio dei Ministri, che ha provveduto ad approvarlo.
Zingaretti esulta: “Via i decreti Salvini, vogliamo un’Italia più umana e sicura”
Ma quali sono gli aspetti principali del nuovo decreto immigrazione? Prima di tutto il soccorso delle vite in mare viene nuovamente considerato come obbligo costituzionale e internazionale; inoltre, il testo stabilisce il diritto ad essere accolti e integrati e anche il divieto di espulsione e respingimento “di coloro che nel proprio Paese rischiano torture o trattamenti disumani”.
Il raggiungimento dell’intesa nel Governo sul nuovo decreto immigrazione viene salutato con grande soddisfazione dal segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti: “I decreti propaganda/decreti Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista”, il tweet del segretario dei “Dem”. Soddisfazione percepibile anche nel Movimento 5 Stelle: “Siamo fieri del lavoro che abbiamo svolto nella fase di scrittura delle modifiche ai decreti sicurezza”, ha detto il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia.